L’inizio del mese di febbraio ci porta due giorni contigui (il 2 e il 3 febbraio) che la tradizione popolare ha sempre vissuto con grande devozione.
La prima data cade 40 giorni dopo la festa del S. Natale e ricorda la presentazione al Tempio di Gerusalemme di Gesù. 
Una volta era il termine del Tempo di Natale. Tutti i primogeniti Ebrei vivevano questa esperienza: essi erano considerati non solo dono prezioso di Dio, ma si riteneva che essi appartenessero in modo più profondo a Dio stesso. La Legge di Mosè prescriveva, infatti, che alla Presentazione al Tempio essi offrissero una coppia di colombe in sacrificio a Dio per ringraziamento di questo dono prezioso.
Quando questo accade a Gesù però il rito antico viene trasformato e assume un sapore ed un significato diverso. Perché non è un primogenito come gli altri che entra nel Tempio, ma il figlio Unigenito di Dio, la Luce che è venuta nel mondo per illuminare le tenebre del peccato e della morte.
Ecco il legame di questa festa con la benedizione delle candele. Ed ecco il nome popolare di Madonna Candelora. Che si celebra anche quando cade di domenica e si realizza con una liturgia particolare, la quale prevede l’inizio della S. Messa con la chiesa buia, ove vengono accese le candele benedette. Il Sacerdote si trova all’ingresso della Chiesa e da lì si incammina verso l’altare. Con questo gesto si rende presente anche per noi in quel momento la Luce del Mondo, il Signore Gesù, che entra nella nostra chiesa, ma pure, se lo vogliamo, nella nostra anima, illuminandone le scelte, le azioni e le parole. 
Perché la Chiesa, grande maestra di umanità, sa che le persone hanno bisogno di stimoli e segni per comprendere le grandezze di Dio. Ed Essa con queste liturgie vuol far sorgere in tutti la domanda: “Che cosa cambierebbe nella mia vita senza Gesù?”. E ci fa “assaggiare” il buio del peccato e della morte…
È tradizione in questo giorno portare a casa un cero o una candela benedetta. 
Con la consapevolezza che se durante l’anno dovessero accadere situazioni o momenti bui, accendere il cero benedetto potrebbe illuminare e, insieme alla preghiera, mostrare la via da percorrere. E certamente donare un poco di consolazione…
La seconda data ha a che fare con un miracolo che compie S. Biagio, guarendo un ragazzo goloso che aveva inghiottito un pesce intero e stava soffocando con la lisca. Il Santo si avvicina, pone la propria mano alla gola del malcapitato e la lisca risale fino a posarsi sulla lingua, cosicché il Santo possa prenderla.
Da quel momento il culto di S. Biagio si diffonde per tutta la Chiesa. Con la tradizione di venire in chiesa quel giorno per la benedizione della gola, del pane, della 
frutta o, come da noi del panettone avanzato dal giorno di Natale, per poi condividerlo con tutta la famiglia.
Per questo motivo metteremo a disposizione di chi lo desidera dei ceri profumati da portare nelle proprie abitazioni in fondo alle due chiese parrocchiali. L’augurio di tutti è che ciascuno lo porti a casa e, poi, il 1° febbraio del prossimo anno lo possa accendere per ringraziamento di un anno trascorso serenamente.
Sia nella parrocchia di S. Rita, come in quella dei SS. Pietro e Paolo (nella chiesa del Santuario) alle SS. Messe del 3 febbraio si potrà farsi benedire la gola e portare a casa un pezzetto di panettone benedetto per sé, o meglio per condividere con i familiari. E che la luce di Gesù e la protezione di S. Biagio ci accompagni tutti!
Don Vinicio
 
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