In queste settimane di restrizioni per la tutela della salute personale e pubblica, ai fedeli è chiesto di accedere alle celebrazioni, in particolare alla Messa, esercitando maggiormente l’ascolto: attraverso la televisione, la radio e i mezzi tecnologici moderni. 
Non si viene in chiesa per la Messa, non ci si incontra come le altre domeniche, non si fa il segno della pace, non si fa la comunione sacramentale. In questo insieme di privazioni ci è chiesto allora un di più di ascolto, un esercizio superiore di affinamento della capacità di ascoltare la Parola di Dio, la voce di Dio. Di farla diventare nostra e viverla nella quotidianità anche dei ristretti spazi famigliari.
E in questa quarta domenica di Quaresima ecco l’invito ad ascoltare la pagina intitolata del “cieco nato”. Un miracolo importante per il quale Gesù spende poche parole e compie il fatto prodigioso. Poche parole per dire che né lui né i suoi genitori hanno peccato per la condizione di cecità e pochi fatti ma decisivi: fa del fango, lo spalma sugli occhi del cieco e lo invita ad andare a lavarsi nella piscina di Siloe.
Quanto siamo distanti da questo comportamento di Gesù! A volte rischiamo di cadere nell’opposto della sua condotta: tante parole e pochi fatti! Non che le parole non servano, ma servono misurate e poi che trovino riscontro nei fatti. Nella parabola del buon samaritano Gesù alla fine dirà così: “Và e anche tu fa lo stesso”, non dice di raccontare di nuovo la parabola ma di fare come ha fatto il buon samaritano. 
In questi giorni di parole ne sentiamo tante e ne leggiamo tante nei messaggi che continuamente inondano la rete. Anche qui ci è chiesta la capacità di cogliere l’essenziale e di saper digiunare delle troppe parole e messaggi che ci arrivano. Anche perché non tutto quello che viene detto o trasmesso è sempre vero. Ma soprattutto perché alla fine contano i fatti. Così come alla fine della nostra vita saremo giudicati sui fatti: se avrò dato da mangiare a chi aveva fame, se avrò dato da bere, se avrò accolto…
Se allora alla fine contano i fatti, se così Gesù ci ha dato l’esempio, ecco che abbiamo anche noi bisogno che il Signore compia per noi il miracolo della purificazione della vista per vedere meglio e agire, sia per questi giorni nel ristretto spazio della nostra casa e nei brevi spostamenti che facciamo sia per quando sarà il momento di riprendere la quotidianità delle relazioni.
E’ un miracolo che abbiamo bisogno di invocare e forse quello che sta succedendo è davvero occasione per aprire gli occhi, per vedere come l’uomo è davvero fragile creatura e che la morte arriva quando meno te l’aspetti. Ma questo sguardo sulla fragilità non deve farci paura ma aiutarci a rinnovare la nostra fede, ad avere uno sguardo sulle situazioni della vita illuminato dalla fede. 
Sì perché il miracolo al cieco nato non è solo il recupero della sua vista fisica: è il miracolo della fede. Il cieco nato compie un cammino di fede: l’andare a lavarsi alla piscina di Siloe è il rimando al battesimo che introduce alla fede e poi piano piano l’itinerario della scoperta di Gesù come Signore e Figlio di Dio. Prima il cieco che ha riacquistato la vista lo riconosce come profeta, poi come uno che viene da Dio e infine risponde alla domanda di Gesù facendo la sua professione di fede: “Credo Signore!”.
Carissimi fedeli della nostra Comunità Pastorale, invochiamo in questa domenica il miracolo della fede, perché sappiamo continuare il nostro cammino della vita vedendo con occhi nuovi le fatiche e le opportunità del tempo presente, certi della presenza amorevole di Dio, di Gesù e dello Spirito Santo.

Don Andrea

Per ridere un po’ ….

 
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