9000 morti o 90000 morti? Il dramma della guerra che continua Editoriale di don Andrea
9000 morti o 90000 morti? Il dramma della guerra che continua Editoriale di don Andrea
Qualche settimana fa per la prima volta l’ONU ha diffuso una stima delle vittime civili nella straziante guerra in corso tra Russia e Ucraina: 9000 morti. Sorprende che i dati non vengano forniti riguardo ai militari che hanno perso la vita, su entrambi i fronti, in questi 500 giorni di conflitto. Sono anche loro, prima di indossare la divisa, dei civili e comunque la vita umana che rimane vittima della guerra anche se da combattente è vita preziosa. Allora scopriremmo che non sono 9.000 le vittime ma forse 90.000.
Ma al di là dei numeri, ogni vita umana persa nella guerra è un dramma senza pari. L’uccisione di un uomo da parte di un altro uomo è un abominio che neanche gli animali, tra la stessa specie, concepiscono.
L’Italia ha messo nella sua Costituzione una parola forte per definire la tragedia della guerra: il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. Ci stiamo credendo fino in fondo? Stiamo dando attuazione a questo articolo della nostra Costituzione?
A fare un tentativo in queste settimane estive per trovare la via del dialogo e del cessate il fuoco è il Papa tramite il suo inviato speciale, il card. Matteo Zuppi che è anche presidente dei Vescovi italiani e arcivescovo di Bologna.
Dopo le tappe a Kiev e a Mosca è volato dall’altra parte dell’oceano ad incontrare il presidente degli Stati Uniti Biden per continuare a tessere una tela di pace. Non è dato sapere i contenuti precisi dei colloqui. Con Mosca si è portata avanti anche la questione dei bambini strappati alle famiglie ucraine e deportati in Russia e il tentativo è quello di farli riportare indietro.
Sta di fatto che il più piccolo Stato del mondo, il Vaticano, è quello che si sta adoperando per tessere una tela che possa far cessare il conflitto e far ritrovare la pace. Mi viene in mente la parabola di Gesù del granello di senape. “Esso è il più piccolo di tuti i semi, ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami” (Mt 13, 32).
Se uno crede davvero alla pace, al fatto che la morte genera sempre drammi e tragedie, allora sa sprigionare dal suo piccolo quella forza della giustizia e dell’amore che non guarda alla grandezza della sua economia o degli investimenti in armi ma pone tutto il suo impegno di idee, di dialogo, di preghiera nel tendere a quell’obiettivo che sta a cuore. E se allora tutti crediamo che la guerra è un immane tragedia che non vogliamo per nessuno, sosteniamo con la forza della preghiera anche il tentativo del Papa per riportare la pace.