La situazione di emergenza legata all’epidemia in corso ha fatto giustamente prendere delle misure per evitare il più possibile il propagarsi del contagio e la misura più importante insiste sul verbo rimanere. Rimanere a casa. Restare tra le proprie mura di casa.
Anche Gesù inizia il suo dialogo con i Giudei che gli avevano creduto a partire da questo verbo: rimanere. “Se rimanete nella mia parola …” questo è l’incipit del Vangelo di questa terza domenica di Quaresima.
Rimanere vuol dire restare, dimorare.  Gesù qui non dice solo di ascoltare la sua parola ma di rimanere, il che vuol dire ascolto prolungato, fatto proprio  e vissuto. Rimanere nella Parola tanto per dare una possibile concretizzazione è l’immagine di Maria ai piedi della croce. Rimane ancorata alla Parola, al Verbo fatto carne, fiduciosa nell’attesa della risurrezione. Rimanere nella parola di Dio è la figura di Mosè che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Nonostante le prime tavole siano andate distrutte, Mosè si fida di nuovo della voce di Dio e va sul monte Sion e lì rimane in attesa della nuova manifestazione del Signore e del dono dei comandamenti.
Per noi dunque rimanere a casa per contenere il contagio, vuole trasformarsi anche in questa Quaresima in un rimanere nella parola di Dio, lasciando che questa ispiri i nostri pensieri e le nostre azioni.
Sì perché il rimanere nella Parola non è fine a se stesso. Non è il crogiolarsi di sapere a memoria passi del Vangelo, o citare il ogni occasione brani della Parola di Dio. Gesù dice bene a cosa porta il rimanere nella sua Parola: ad essere suoi discepoli, a conoscere la verità e di conseguenza ad essere davvero liberi. 
Il rimanere nella parola rende veri discepoli, fa crescere nella confidenza con Gesù, fa avere piano piano i suoi stessi sentimenti, il suo stesso sguardo sulle persone e sul mondo. Dimorando nella Parola si esce dalla chiacchiera e dal pettegolezzo, si superano le parole vuote.
Il rimanere nella Parola aiuta poi il percorso nella conoscenza della verità. La confidenza con la Parola di Dio permette di fare una cernita tra le mille parole, i mille messaggi, le mille notizie, per essere orientati nella ricerca della verità. In un mondo in cui la verità viene sostituita con le verità parziali, in cui ognuno sembra avere la sua verità, in un mondo in cui anche le informazioni che ci arrivano dai media non sono tutte vere, occorre fare uno sforzo nella ricerca della verità e Gesù ci invita a compiere questo sforzo rimanendo nella sua Parola, attingendo da essa l’ispirazione per dire parole che trasmettono sincerità e verità. Ricordiamoci quando Gesù dice: “Sia il tuo dire sì, sì, no, no…il di più viene dal maligno”. Gesù ci insegna la verità dei rapporti e della comunicazione.
Rimanere nella parola di Dio fa conoscere la verità e la verità rende liberi. La conclusione della frase di Gesù è lo spazio della libertà; intesa come occasione che ci è data in questo mondo di esprimere il bene attraverso quello che facciamo e che siamo. Siamo liberi non se facciamo qualsiasi cosa ci passi per la testa ma se tra le possibili cose che ci sono poste davanti scegliamo di compiere sempre il bene. Allora sì che saremo liberi e non schiavi. 
Le schiavitù di oggi si chiamano sfruttamento delle persone, gioco d’azzardo, consumo di droghe e di alcool, dipendenze dal computer, dai cellulari… Questi sono comportamenti che paradossalmente ci vengono presentati come libertà, come una conquista di libertà. In realtà sono situazioni che ci fanno star male che creano dei drammi personali, famigliari e sociali.
Mentre in questi giorni siamo costretti a rimanere a casa, cerchiamo di rimanere nella Parola di Dio come ci dice oggi Gesù, di riflettere sulla verità delle nostre relazioni e sulle schiavitù che rischiano di non aprirci alla libertà della vita alla quale il Signore vuole condurci.

Don Andrea

 
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