Ha suscitato giustamente delle perplessità ed è stato subito ritirato il documento di una commissione europea che, invocando il principio di parità e non discriminazione, invitava a rendere neutrali alcune espressioni tra cui anche quella di evitare di scambiarsi gli auguri di Buon Natale preferendo il più generico Buone Feste.

La volontà inclusiva dell’intento del legislatore europeo è diventata divisiva nei suoi effetti. Ma parto da questa notizia per una ulteriore riflessione che questa notizia mi suscita. Tutti noi cristiani abbiamo detto che non si doveva fare, che il Buon Natale era da conservare perché è il rimando alla nascita di Gesù, il figlio di Dio, è lì il motivo della festa, il suo cuore. E’ da lì che tra l’altro proprio da quel primo Natale il mondo intero, credenti e non credenti, ha cominciato a contare gli anni. 

Ma proprio per questo, proprio perché ci teniamo, perché a Natale tanti che hanno invocato lo scandalo per aver voluto togliere l’augurio natalizio, non festeggeranno da cristiani il Natale? Non verranno alla Messa, non troveranno un momento di preparazione spirituale, non si accosteranno al sacramento della confessione?
Appare contraddittorio stracciarsi le vesti perché non si possa dire Buon Natale e quel Natale non riconoscerlo, adorando il Gesù bambino che è nato.

Mercoledì si celebra la festa dell’Immacolata. Anche qui: quanti preferiranno “saltare” la Messa perché impegnati sulle piste da sci, perché inizia la corsa ai regali e non devo perdere l’occasione poi di non trovare il regalo che cercavo?
Lo Stato italiano addirittura ci fa stare a casa dal lavoro e dalla scuola per dare tempo e spazio di celebrare questa festa, ma quanti saranno i cristiani che onoreranno questo momento? 

Sto parlando di coerenza di scelte di vita. Non possiamo essere cristiani solo di nome, alzare la voce solo in certi momenti e per certe cose e poi “tradire” il nostro essere cristiani vivendo in maniera non coerente la nostra fede.

Dico di più: posso venire a Messa, posso fare la Novena dell’Immacolata, quella di Natale, confessarmi ma continuare ad essere distante dal cuore di Cristo. Può succedere anche questo. E’ quello che Papa Francesco aveva chiamato il cristiano di facciata, quello che non è indifferente alla pratica religiosa, va a Messa tutte le domeniche, ma non vive in pienezza il comandamento dell’amore di Gesù: è pieno di sé, non accetta osservazioni, ha uno sguardo e parole maldicenti, tiene le distanze dai poveri e bisognosi…

Quello che voglio dire è che dobbiamo passare dalla fede convenzione alla fede convinzione; è questa la grande conversione che ci attende. Una vita cristiana che è convinta che l’amore di Gesù ci ha salvati e che vive in pienezza ogni istante della vita. E allora potremo continuare a dirci Buon Natale ma sarà più vero perché detto con il cuore e la vita.

Don Andrea

 
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