“Era un portato della sua natura accontentare gli altri, far del bene a tutti, non far soffrire nessuno, rendere leggeri i pesi agli altri. Quando noi sacerdoti avevamo qualche disoccupato di difficile sistemazione ricorrevamo a lui. Eravamo sicuri di ottenere un posto di lavoro o almeno eravamo certi che avrebbe inforcato la bicicletta per correre nelle portinerie degli stabilimenti della zona”. Così un passo del discorso funebre tenuto da don Ugo Mocchetti, prevosto di Nerviano, il giorno dei funerali di don Giulio Magni di cui il prossimo 26 luglio ricorre il 50° anniversario della morte.

Era nato nel 1900 don Giulio, ha visto passare due guerre mondiali a cui la prima aveva partecipato, chiamato alle armi a 15 anni. Nel 1925 era diventato prete e visse la sua prima esperienza come prete dell’oratorio della parrocchia di Rosate. Lì rimase fino al 1936 quando il vescovo lo destinò a Pogliano come parroco. A Pogliano vi rimase fino alla morte, consumato dalle fatiche apostoliche, che avvenne il 26 luglio del 1971.

Sarebbe troppo lungo indicare tutte le opere compiute da don Giulio in mezzo a noi, negli anni della sua missione a Pogliano. Anche perché le opere più vere sono custodite nel cuore delle persone che l’hanno conosciuto, incontrato, con cui hanno collaborato per edificare insieme una comunità cristiana. 

Don Giulio ha seminato con cuore di padre il buon Vangelo in mezzo a noi. Con le sue doti e i suoi limiti ha cercato di essere segno vivente della presenza di Dio tra la gente del suo tempo. Un tempo, come ogni tempo fatto di luci e ombre. Sentite cosa scriveva sul Bollettino di Pasqua del 1967: “Le domeniche sono dissacrate e i fedeli, soprattutto i giovani, sono sempre più lontani dalle pratiche cristiane tradizionali, anche nei nostri paesi che sono sempre stati di grande respiro religioso. Si aggiunga che i genitori non sempre sanno essere di esempio nella pratica dei doveri religiosi domenicali. Gli ambienti di lavoro sono tutti o quasi inquinati di materialismo ateo”. Con un linguaggio del tempo il contenuto potrebbe benissimo starci anche in questo nostro tempo. Questo per dire come i tempi passati, letti con gli occhi di oggi, ci sembrano essere stati sempre belli e gloriosi. Letti con gli occhi del tempo, presentano la realtà così come si percepiva ed era vista effettivamente, quindi anche nei suoi aspetti di crisi e sfiducia.

Don Giulio non si è lasciato però demotivare da queste considerazioni e ha sempre infuso energie e impegno in ogni ambito del suo apostolato: dall’insegnamento della catechesi, a quello nelle scuole di Avviamento al lavoro; dall’attenzione al mondo del lavoro, alla cura pastorale di ogni fascia d’età. Aveva un’attenzione particolare per le vocazioni accompagnando tanti giovani   nel cammino di scelta religiosa e sacerdotale.

Siamo riconoscenti a Dio, per chi, come don Giulio, ha animato la fede, la speranza e la carità in tanti anni qui a Pogliano, consumando tutto se stesso, come Gesù sulla croce.

Don Andrea

 
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